Il personaggio di Medusa ci porta a rievocare le leggende della mitologia greca. D’altronde la cultura ellenica ha esercitato una forte influenza non solo sulla città di Taranto, in qualità di colonia spartana, ma sulla Puglia intera.
Medusa era una delle tre Gorgoni, creature nate dall’unione di due divinità marine, Forcide e Ceto. In origine, il suo aspetto era molto gradevole. Così tanto che Poseidone, il dio dei mari, decise di conquistarla. Colta da un raptus di gelosia, la dea della ragione Atena volle punirla per questo gesto, trasformandola in una creatura dall’aspetto mostruoso.
Da quel momento, Medusa assunse le caratteristiche che ancora oggi tutti noi conosciamo: un groviglio di serpi come capelli e uno sguardo capace di pietreficare chiunque avesse osato guardarla negli occhi.
La forza dello sguardo di Medusa era così intensa che persino Atena, dopo aver aiutato l’eroe Perseo a decapitarla, scelse di porre la testa della Gorgone al centro del suo scudo, al fine di accrescerne la potenza.
Quindi, non è un caso se il suo volto viene raffigurato con una certa ricorrenza nelle antefisse. Si tratta di decorazioni in terracotta, che venivano poste solitamente all’ingresso dei templi e delle tombe. L’espressione di Medusa, resa ancora più marcata dalla presenza di grosse zanne e di un’enorme lingua, aveva una funzione aprotopaica: si credeva che potesse allontanare gli spiriti maligni e annullare il loro l’influsso.
Oggi c’è la possibilità di ammirare le antefisse al museo archeologico di Taranto, senza correre il rischio... di restare pietrificati.
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