La settimana santa tarantina ha delle origini antichissime. Infatti, nel corso del 700 si intensifica il culto della Vergine Addolorata e viene quindi introdotta una processione in suo onore.
Attualmente, le processioni che attraversano la città nel periodo pasquale sono due: quella del giovedì santo che inizia nella notte, parte dalla chiesa di S. Domenico in città vecchia e simboleggia la ricerca da parte dell'Addolorata del figlio Gesù; quella dei "Misteri" che inizia nel pomeriggio del venerdì santo, parte dalla chiesa del Carmine e ripercorre le tappe della via Crucis.
Se durante la processione dell'Addolorata la statua della Vergine è sorretta dai membri dell'omonima confraternita, durante quella dei Misteri ben otto statue che rappresentano la passione di Cristo vengono trasportate dai confratelli del Carmine chiamati Perdoni. I primi indossano un camice con mozzetta nera, sulla testa recano una corona di spine e alla cintura usano legare un grosso rosario. Invece, i secondi pur essendo incappucciati indossano un cappello di feltro nero con intorno una fascia blu, cingono nella mano destra il rosario e in quella sinistra un bastone, ma soprattutto camminano scalzi.
I perdoni si muovono in coppia, ognuna delle quali è detta "posta". Il loro passo lento e ondulato è chiamato in dialetto tarantino la "nazzicata" ed è scandito dal rumore della troccola, uno strumento dotato di maniglie di metallo. Il bastone sembra rievocare quello dei pellegrini che sostenevano in passato lunghi cammini di penitenza.
Il dolce della tradizione pasquale tarantina è una colomba di pasta frolla che accoglie al suo interno un uovo sodo (il simbolo della rinascita secondo la religione cristiana) e prende il nome di "scarcella". Viene spesso accompagnato da taralli dolci bolliti e ricoperti di glassa.