Tra i miti e le leggende che accompagnano la storia del Salento, non mancano le vicende che narrano la nascita di alcuni piatti tipici. ⠀
Le friselle sono una specie di pane secco che si può condire con pomodorini, olio, formaggio e persino verdure. Secondo la leggenda, la diffusione di questo alimento è legata allo sbarco di Enea, l'eroe dell'Iliade, presso Otranto. Invece, le pittule sono delle palline di pasta fritta che a volte vengono servite con dello zucchero e altre volte sono farcite con pomodori, olive e cozze. ⠀
Il pizzo è un panetto molto saporito, il cui impasto viene arricchito dall'aggiunta di tanti ingredienti: cipolle, olive, pomodori freschi e secchi. Anche il rustico "leccese" ha una sapore inconfobile, a base di pasta sfoglia, mozzarella, pomodoro e besciamella. La sua forma peculiare ricorda una disco. ⠀⠀
Malgrado tutte queste specialità possano essere gustate anche da sole, la tradizione salentina considera i "ciceri e tria" il vero piatto forte. Si tratta di pasta e ceci che viene in parte bollita e in parte fritta. Tra i vitigni più rinomati del Salento vi è il Negramaro, il cui nome pare sia legato alle caratteristiche che lo contraddistinguono: il suo colore scuro (un rosso rubino) e il gusto leggermente asciutto e amaro. ⠀
Nessuno che abbia visitato una piazza barocca o una spiaggia del Salento non ha provato il famoso pasticciotto, un dolce di pasta frolla che ricorda la forma di un bauletto. Di fatto, il pasticciotto custodisce il sapore eccezionale della crema pasticciera. I tradizionalisti affermano che vada mangiato in compagnia di un buon caffè.
In ogni caso, il pasticciotto va bene per tutte le stagioni, mentre le cartellate si assaggiano solo durante il periodo delle festività natalizie, quando le famiglie si ritrovano a tavola e assaporano questo dolce dalla sfoglia sottile e friabile, spesso ricoperto con del miele oppure con del vin cotto.