Laurieddhu, Monacieddhru, Sciacuddhuzzi, Lauru. Ci sono tantissime varianti per indicare la figura del folletto che compare spesso nelle leggende popolari della Puglia e, specialmente, del Salento. Si tratta di uno spiritello dispettoso che nei racconti più antichi si diverte a provocare rumori nelle case, rovesciando piatti e pentole; solleticare i piedi durante il sonno o tirare pizzicotti; nascondere gli oggetti per poi farli ritrovare soltanto dopo molto tempo.
Il suo aspetto è quello tipico di un elfo: alto poco più di mezzo metro, munito di cappello e con le orecchie a punta. Il Laurieddhu si diletta a infastidire il malcapitato saltandogli sull’addome durante il sonno, in modo da far perdere per breve tempo il respiro. Secondo la leggenda, chiunque riuscisse a svegliarsi e vederlo, deve acciuffare il suo cappello per potergli chiedere in cambio la realizzazione di un desiderio.
Anche nel caso in cui ci si impossessa del suo cappello, il Laurieddhu ama tirare brutti scherzi. Infatti, la tradizione vuole che il desiderio venga esaudito al contrario: se gli si chiede denaro, il folletto ci restituisce oggetti di scarso valore, se invece gli si chiedono oggetti inutili, allora il fortunato viene ricoperto di monete d’oro e gioielli. Questi tesori si trovano in posti segreti, solitamente sotto terra. Nel dialetto salentino si chiamano “acchiature” e possono essere scoperti solamente seguendo le indicazioni dell’elfo.
Nella tradizione del carnevale di Aradeo, un comune in provincia di Lecce, questo personaggio diventa una maschera e assume il nome di Sciacuddhuzzi. Nonostante il suo atteggiamento irritante, il folletto non è malvagio. Le sue origini vengono fatte risalire ai “lares”, gli spiriti sacri protettori della casa secondo la cultura romana.