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La terra

13-02-2023 11:09

Saluti dalla Puglia

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La terra

Il paesaggio delle regioni dell'Italia del Sud

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I paesaggi del Sud dell’Italia ci appaiono oggi costellati da distese interminabili di ulivi, vigneti e agrumeti. Per la loro straordinaria bellezza, per la capacità di suscitare stati stati d’animo che vanno dalla sensazione di relax al desiderio di esplorare un luogo sconosciuto, sono diventate le immagini che ritroviamo spesso sui social network, sulle riviste e i pannelli pubblicitari. Tuttavia, il paesaggio delle regioni meridionali del Bel Paese ha subito nel corso dei secoli una serie di cambiamenti profondi, legati soprattutto all’evoluzione dei commerci indotta da determinate condizioni storiche.

 

Prima dell’unità d’Italia, il settore di maggiore importanza dell’agricoltura meridionale era quello del grano. Il Tavoliere di Foggia, le aree di Caltanisetta, Crotone, Caserta e la pianura di Metaponto costituivano i principali centri produttivi del Mezzogiorno d’Italia. Non soltanto il grano, ma anche il gelso, la canna da zucchero, l’ulivo, il mandorlo e gli agrumi di queste terre avevano alimentato per secoli il mercato internazionale, garantendo alle economie agricole meridionali una posizione di rilievo nei circuiti mercantili che attraversavano il Mediterraneo.

 

Si trattava, tuttavia, di un commercio passivo, segnato dalla dipendenza nei confronti delle città mercantili del Nord della penisola e degli stati a Nord dell’Europa, ma soprattutto dall’incapacità dei mercanti meridionali di collocare autonomamente i propri prodotti sui mercati di altre regioni. In sostanza, erano le navi veneziane e genovesi durante il medioevo, e poi quelle olandesi, francesi e inglesi in epoca moderna che approdavano lungo le coste meridionali per acquistare con i propri mercanti grandi partite di olio, vino e mandorle.

 

A partire dal Settecento, cambiano le condizioni che avevano reso il Mezzogiorno per secoli economicamente importante. I progressi dell’agricoltura inglese e la sua graduale meccanizzazione, uniti all’abbondante flusso di grano a buon mercato proveniente dalla Russia e dalle Americhe, riducono drasticamente il peso commerciale del grano del Sud Italia. Eppure, è proprio  in tale contesto che si afferma e cresce la produzione dell’olio di oliva, impiegato soprattutto nelle nazioni del Nord Europa per scopi industriali. L’olio veniva utilizzato, ad esempio, per ammorbidire e rendere filabile la fibra del cotone e la matassa della lana nelle manifatture tessili inglesi, ma anche nelle fabbriche di sapone francesi e, inoltre, per illuminare case e strade.

 

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’olio del Mezzogiorno aveva guadagnato il primo posto nei prodotti destinati all’esportazione. La coltura dell’olivo si diffonde nelle campagne e assume dimensioni fino ad allora sconosciute. Grazie al miglioramento dei mezzi di trasporto navali, sempre più veloci e a basso costo, prodotti altamente deperibili come le arance, i limoni e le mandorle vengono inviati oltreoceano. Per far fronte ad una richiesta crescente, gli agricoltori presero a impiantare mandorleti e aranceti lungo le coste, in modo da beneficiare del clima mite ed essere più vicini agli scali marittimi. Dunque, in virtù di tutte queste trasformazioni, anche il paesaggio agrario meridionale cambia: a un Mezzogiorno del grano, dove le colture si concentravano in grandi latifondi situati nelle aree interne, subentra un Mezzogiorno sempre più dedito alla coltivazione delle piante di olivo e all’agricoltura costiera.